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Usa: -3,8% indice settimanale richieste mutui
30/07/2025 13:03
Usa: -3,8% indice settimanale richieste mutui
MILANO (MF-NW)--L'indice che misura il volume delle richieste di mutui negli Stati Uniti è sceso del 3,8% nella settimana terminata il 25 luglio, dopo l'incremento dello 0,8% nell'ottava precedente.
Secondo la Mortgage Bankers Association (Mba), le domande di mutui per l'acquisto di una nuova casa sono calate del 5,9%. Le richieste per rifinanziare un mutuo esistente, che sono più sensibili alle variazioni a breve termine dei tassi di interesse, sono invece scese del 2,7%.
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MF NEWSWIRES (redazione@mfnewswires.it)
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*Usa: -3,8% indice settimanale richieste mutui
30/07/2025 13:01
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MARKET DRIVER: S&P 500 su nuovi record, ma non mancano rischi legati alle valutazioni (Ns Partners)
30/07/2025 12:54
MARKET DRIVER: S&P 500 su nuovi record, ma non mancano rischi legati alle valutazioni (Ns Partners)
MILANO (MF-NW)--Dall'inizio del 2025 ad oggi, l'indice S&P 500 ha registrato un rialzo dell'8%, raggiungendo nuovi massimi storici. Al netto dell'effetto cambio sull'euro, tuttavia, si osserva un ribasso del 4%. "La performance è in linea con la crescita degli utili aziendali, pari al 7%, ma ciò che sorprende davvero è l'elevato rapporto prezzo/utili, ormai su livelli di euforia paragonabili a quelli dei 'Nifty Fifty' degli anni Sessanta o alla bolla delle dot-com. Quando i corsi si allontanano troppo dai fondamentali, infatti, può bastare un piccolo imprevisto per innescare vendite diffuse", afferma Giacomo Calef, country head Italy di Ns Partners. Inoltre, un anno fa il consensus Bloomberg prevedeva per l'intero 2025 un progresso degli utili vicino al 14%, mentre oggi questa stima è stata rivista all'11%, lasciando quindi un potenziale margine di rialzo di altri quattro punti percentuali entro dicembre. Tuttavia, "l'esperienza di aprile, con la correzione a doppia cifra in pochi giorni a causa delle tensioni sui dazi, dimostra quanto il terreno resti fragile", avverte Calef.
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SOTTO LA LENTE A WALL STREET
30/07/2025 12:51
SOTTO LA LENTE A WALL STREET
(MT Newswires)
MILANO (MW-NW)--Ecco i titoli più chiacchierati, i più comprati e i più venduti nel premercato a Wall Street.
Starbucks guadagna il 4,8% nelle contrattazioni premercato, invertendo il calo dello 0,8% registrato nella seduta precedente.
UnitedHealth Group sale dell'1,3% nel premercato, dopo il tonfo del 7,5% alla chiusura di ieri.
Nvidia avanza dello 0,3% nel premercato dopo il calo dello 0,7% della seduta precedente.
Tesla sale dello 0,3% nel premercato, recuperando il ribasso dell'1,4% di ieri.
SoFi Technologies perde il 7,4% nel premercato dopo un +6,6% nella seduta precedente: la società ha annunciato un'offerta pubblica di circa 71,9 milioni di azioni ordinarie a 20,85 usd, per un ricavo lordo previsto di circa 1,5 miliardi di dollari.
Opendoor Technologies cede l'1% nel premercato, dopo il crollo del 12,4% di ieri.
Novo Nordisk scivola del 3,6% nel premercato, dopo aver perso il 21,8% nella seduta precedente. L'azienda ha riportato utili nel secondo trimestre di 5,96 corone danesi per azione diluita, sotto le attese degli analisti (6,04 corone secondo FactSet).
Advanced Micro Devices perde l'1,3% nel premercato, dopo il rialzo del 2,2% di ieri.
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FOCUS: accordo Ue-Usa può costare 75 mld alle esportazioni europee (Ofi Invest AM)
30/07/2025 12:49
FOCUS: accordo Ue-Usa può costare 75 mld alle esportazioni europee (Ofi Invest AM)
MILANO (MF-NW)--L'intesa raggiunta tra Stati Uniti e Unione europea sul tetto ai dazi del 15% viene letta dai mercati come un segnale distensivo, ma per Ofi Invest AM l'ottimismo è eccessivo. "L'accordo con gli Usa può costare all'Ue fino a 75 miliardi di euro e non elimina l'incertezza", avverte Ombretta Signori, Head of Macroeconomic Research and Strategy della società, secondo cui l'intesa evita una pericolosa escalation e offre maggiore visibilità, ma non azzera i rischi. Restano infatti attivi i poteri speciali previsti dalla "Sezione 232" del Trade Expansion Act, che consentono al presidente Usa Donald Trump di introdurre dazi per motivi di sicurezza nazionale, anche in modo unilaterale. "Questo vuol dire che le regole possono cambiare in corsa, e settori cruciali come quello farmaceutico sono ancora sotto esame", osserva Signori.
DAZI POTREBBERO COSTARE FINO ALLO 0,5% DEL PIL
In termini macroeconomici, l'esposizione dell'Area euro al mercato statunitense è rilevante: si parla di circa 500 miliardi di euro di esportazioni annue. Con un dazio medio del 15%, la perdita stimata sarebbe di 75 miliardi, ossia circa mezzo punto di Pil. "E questo è solo l'impatto diretto", precisa Signori, "perché l'incertezza potrebbe deprimere anche gli investimenti e amplificare il rallentamento economico". Il colpo sarebbe inoltre disomogeneo: Germania e Italia, più esposte al commercio con Washington, soffrirebbero di più rispetto a Francia e Spagna. Tuttavia, secondo Ofi Invest AM, l'impatto dei dazi potrebbe essere parzialmente compensato da fattori favorevoli: sul fronte interno, l'aumento della spesa in difesa e il maxi piano d'investimenti tedesco previsto per il 2026; sul piano commerciale, la difficile sostituibilità dei prodotti europei da parte degli Stati Uniti. "Anche per questo, nonostante tutto, manteniamo una previsione di crescita dell'1% per l'Eurozona nel 2025".
BCE, NESSUNA FRETTA DI TAGLIARE I TASSI
Sul fronte della politica monetaria, l'accordo rafforza l'idea che la Bce possa prendersi tempo. "Non vediamo l'urgenza di ulteriori tagli", conclude Signori. "Il 2% potrebbe restare il livello terminale di questo ciclo, a meno che le stime d'inflazione a lungo termine non vengano drasticamente riviste al ribasso entro fine anno".
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