FOCUS: Germania, ripresa lenta ma segnali positivi per 2026 (Coface)
15/07/2025 18:59
FOCUS: Germania, ripresa lenta ma segnali positivi per 2026 (Coface)
MILANO (MF-NW)--Nonostante il perdurare di criticità nel comportamento di pagamento e un'economia che fatica a scrollarsi di dosso anni di stagnazione, lo scenario per la Germania inizia a mostrare spiragli di miglioramento. È quanto emerge dall'analisi di Coface, secondo cui il 2025 conferma, da un lato, un contesto ancora fragile, con ritardi in aumento nei pagamenti e un rischio commerciale elevato, ma dall'altro, segnala un cambio di passo atteso per il 2026, sostenuto da politiche fiscali espansive e investimenti pubblici in settori strategici.
RITARDI DEI PAGAMENTI IN CRESCITA PER IL QUARTO ANNO CONSECUTIVO
Nel 2025, l'84% delle aziende tedesche concede termini di pagamento, il valore più alto dal 2016. La tradizionale tendenza tedesca a richiedere pagamenti rapidi, tuttavia, si è persino rafforzata: il 92% delle imprese intervistate impone termini entro 60 giorni. In questo contesto, il termine medio di pagamento si è mantenuto stabile a 32,5 giorni (32,1 nel 2024), segno che le imprese, pur offrendo dilazioni, restano caute. L'81% delle imprese ha registrato nuovi ritardi nei pagamenti, tre punti percentuali in più rispetto al 2024 e vicino al massimo del 2019. Anche la durata media dei ritardi è aumentata di un giorno, toccando quota 31,8 giorni. Sebbene il dato resti sotto la media pre-Covid (39,7 giorni), rappresenta un deterioramento che merita attenzione. Il dato più preoccupante riguarda i ritardi prolungati (oltre sei mesi): il 12% delle aziende ne ha risentito per oltre il 2% del proprio fatturato. Il settore costruzioni è il più colpito (24% delle imprese). Coface sottolinea come l'80% di questi ritardi si traduca in perdite definitive, con conseguenze concrete sulla salute finanziaria delle imprese.
UN RIMBALZO ALL'ORIZZONTE, STIMOLI E FIDUCIA PER IL 2026
Nonostante le difficoltà, cresce l'ottimismo guardando al 2026. Se per il 2025 la percentuale di aziende pessimiste supera quella degli ottimisti di 17 punti, per l'anno successivo il saldo torna positivo (+16 punti), grazie all'attesa per politiche di stimolo: investimenti pubblici in difesa, infrastrutture e transizione climatica, accompagnati da incentivi fiscali a favore delle imprese. Un'inversione di sentiment che riflette la centralità della Germania nell'economia europea, pur in un contesto ancora segnato da tensioni politiche e fragilità strutturali.
GERMANIA RESTA AL CENTRO DELL'EXPORT PER LE IMPRESE ITALIANE
La Germania resta il mercato più promettente secondo le imprese intervistate. Gli Stati Uniti invece perdono attrattiva, tornati ai livelli di popolarità del primo mandato Trump, complici le incertezze sulla politica commerciale. Per questo, il 23% delle imprese ha già avviato strategie di de-risking (diversificazione dei fornitori, rilocalizzazione, maggiore controllo sui pagamenti), percentuale che potrebbe salire al 54% nei prossimi tre anni, soprattutto nei settori più esposti all'export. "L'aumento dei ritardi nei pagamenti conferma le difficoltà di un'economia che continua a rappresentare il motore industriale dell'Europa. Nonostante le difficoltà attuali, il quadro che emerge per il 2026 appare più costruttivo, grazie alle misure di stimolo annunciate che potrebbero favorire una ripresa della domanda interna e sostenere il rilancio di settori strategici. Per le imprese italiane, che trovano proprio nella Germania il principale mercato di sbocco per le esportazioni, diventa fondamentale seguire da vicino l'evoluzione di questo scenario", ha dichiarato Pietro Vargiu, country manager Coface Italia.
lvi
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WALL STREET: commento di metà seduta
15/07/2025 18:40
WALL STREET: commento di metà seduta
MILANO (MF-NW)--L'azionario statunitense tratta contrastato a metà seduta, con gli indici che sono stati spinti in ribasso dalle preoccupazioni sull'inflazione americana e dai risultati misti delle grandi banche. Il Dow Jones perde lo 0,65%, mentre il Nasdaq Composite avanza dello 0,71% e l'S&P 500 tratta poco mosso a -0,07%.
L'indice dei prezzi al consumo negli Stati Uniti è aumentato dello 0,3% su base mensile a giugno, portando il tasso di inflazione a 12 mesi al 2,7%, secondo quanto riportato dal Bureau of Labor Statistics. La lettura è risultata in linea con il consenso degli analisti. L'inflazione core, che esclude alimentari ed energia, è aumentata dello 0,2% su base mensile, con gli economisti che si aspettavano una crescita leggermente più ripida dello 0,3%. Su base annua, l'inflazione core è salita del 2,9%.
"Sebbene sia un sollievo vedere l'indice dei prezzi al consumo di martedì in linea con le aspettative, ha comunque mostrato che l'inflazione è stata più elevata a giugno rispetto a maggio", ha affermato Skyler Weinand, cio di Regan Capital. "Il grande interrogativo per il quadro dell'inflazione sono i dazi. Ci vorrà del tempo prima che i dazi siano visibili nei dati, ma è molto probabile che si stia avvicinando una resa dei conti sull'inflazione dovuta ai dazi", ha aggiunto Weinand.
Sempre sul lato macro, l'indice manifatturiero Empire State della Federal Reserve di New York è salito a +5,5 punti a luglio dai -16 punti di giugno. Il dato ha stupito il consenso degli economisti che si aspettavano un miglioramento più contenuto a +9,2 punti. L'indice Empire State è la prima rilevazione del settore manifatturiero per luglio e suggerisce un ritorno all'espansione.
Infine, le vendite al dettaglio delle catene nazionali statunitensi sono aumentate del 5,2% su base annua nella settimana terminata il 12 luglio, secondo quanto riferito dal Redbook Research Index. Le vendite erano salite del 5,9% a/a nell'ottava precedente.
Si è aperta la stagione delle trimestrali con i report delle grandi banche statunitensi per il secondo trimestre.
Sul fronte societario:
- Wells Fargo ha superato le attese sugli utili, ma una revisione al ribasso della guidance sul reddito da interessi netti porta il titolo a calare del 5,4%.
- Jp Morgan Chase perde lo 0,7% nonostante la banca abbia pubblicato risultati migliori del previsto nel secondo trimestre, trainati da forti ricavi da trading e investment banking.
- BlackRock scivola di oltre il 5% a causa del mancato raggiungimento degli obiettivi trimestrali.
- Citigroup, in controtendenza, avanza del 3,15% dopo che la società ha superato le stime i tre mesi.
- Nvidia accelera del 4,5% dopo che la società ha annunciato che riprenderà a breve le vendite del chip H20 in Cina, avendo raggiunto un accordo con il governo degli Stati Uniti per l'ottenimento delle necessarie licenze.
esa
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